La storia di Elisina

Ciao a tutti. Finalmente anch'io sono riuscita a mettere ordine nei ricordi e a scrivere la storia di Elisa. Chi di voi già mi conosce sa che non riesco ad essere sintetica, quindi preparatevi ad una storia lunga........

 

Comincio dalla morfologica...quella mattina mi sono svegliata in preda ad una strana agitazione. Prima di andare in ospedale, mi sono messa a sistemare la stanza del fratellino maggiore di Elisa e mi sono ricordata che avevo letto di recente, una brutta storia di una morfologica andata male, girovagando su internet...avevo un brutto presentimento. 

Proprio queste brutte sensazioni, che col senno di poi mi sono spiegata dicendomi che una mamma certe cose se le sente, mi avevano indotta ad anticipare la data della morfologica che era stata fissata per la settimana successiva, avevo pure cambiato clinica perché nella clinica dove mi seguivano non c'era posto quella settimana. 

Di quella mattina poi ho ricordi confusi. Mi rivedo nel lettino con la dott.ssa che si sofferma su un punto del polmone e dice che c'è un'area iperecogena (parola nuova che diventerà familiare) e che ci sono due grosse cisti, ci dice di tornare la settimana dopo per vedere se ci sono ancora o se si sono riassorbite e ci invita ad aspettarla fuori per parlarne meglio dopo che avrà scritto il referto. 

Aspettiamo angosciatissimi in sala d'aspetto, passa in secondo piano anche la comunicazione del sesso del bambino, perché a me non importa più che sia una femminuccia come avevo tanto sperato, vorrei solo che stesse bene. Quando rientriamo nello studio, la dott.ssa non è più rassicurante come all'inizio...ci dice che le cisti ci sono e sono troppo grosse per riassorbirsi, ci dice che dobbiamo fare un'eco di secondo livello e poi decidere se portare avanti la gravidanza o procedere con l'aborto terapeutico perché se decidiamo per quest'ultimo abbiamo ancora pochi giorni. 

Nel referto scrive 3 possibilità: in primo luogo malattia adenomatoide cistica, non si escludono però sequestro polmonare o fibrosi cistica. Torniamo a casa in lacrime. La clinica è in una strada nota di Roma e ogni volta che ci passo e penso a quella mattina mi vengono ancora le lacrime. 

Telefono al mio papà che è ginecologo in Sicilia e poi alla mia ginecologa di Roma e tutti e due cercano di rassicurarmi. Si deve escludere la fibrosi cistica (anche se poi scoprirò che questa ipotesi è veramente remota perché in caso di fibrosi non si vedono le cisti dall'ecografia, ma si scopre di solito alla nascita) e quindi dato che non ho fatto l'amniocentesi faccio delle analisi del sangue, poi telefono al Bambin Gesù e mi danno appuntamento per la settimana successiva. 

Una mia amica mi dà il numero della sua ginecologa che è specialista in diagnosi prenatale e il giorno dopo sono da lei. La sua diagnosi è inequivocabile: sequestro polmonare, pure bello grosso. Lei non sa come si possa vivere con un polmone solo, si riparla di aborto, di termini di legge, poi ci rimanda a un suo collega chirurgo neonatale e mi fissa un colloquio col genetista il giorno dopo e una risonanza magnetica. 

Quanto dolore....Facciamo tutti questi colloqui....facciamo la risonanza. Mi ricordo che stavo stretta con quel pancione e la sensazione di soffocare dentro quella macchina. Ho pianto tutto il tempo. La risonanza ha confermato il sequestro anche se non si vedeva bene il vaso. La mia amica nel frattempo ha trovata una nostra vicina di casa che conosceva la dott.ssa Nahum del Bambin Gesù e così sono riuscita a parlarle al telefono. Quanta serenità nella sua voce... e sicurezza. 

Lei sapeva bene di cosa si parlava e mi ha assicurato che CCAM o sequestro non cambiava nulla, la mia bimba al massimo sarebbe stata operata e avrebbe fatto una vita normale. Sempre quel giorno su internet ho trovato il libretto del gruppo di sostegno. Ho letto e riletto le storie, le ho imparate a memoria, anche perché in molti passaggi raccontati dalle mamme mi ritrovavo, ritrovavo le mie sensazioni. 

Un altro pochino di speranza. Per finire aprendo a caso la Bibbia che mi aveva lasciato mia sorella, perché io non essendo abituata a pregare a casa non l'avevo, un salmo finiva così:"si getta la sorte nel grembo, ma la decisione viene da Signore." Forse per chi non crede sarà stato un caso, ma in quel momento ho voluto credere che quelle parole fossero per me. 

E' arrivato così il giorno di visita al Bambin Gesù. Elisa ha 2 cisti grosse, il vaso del sequestro loro non lo vedono, il cuoricino sta bene, lei sta bene e per ora va bene così. Controlli ogni 15 giorni, parto pilotato, le cisti sempre più piccole, all'ultima eco una non si vede più. 

Si decide per il parto naturale non più pilotato, unico accorgimento dovrò partorire in un ospedale di 3° livello collegato col Bambin Gesù. Il corredino lo faccio negli ultimi giorni e mentre preparo la valigia per l'ospedale ho paura che mia figlia non metterà quei vestitini, anche se poi prevale l'ottimismo. 

Il 29 luglio nasce Elisa e il suo pianto, come ho letto nel libretto è già capitato ad altre mamme, mi libera da tante angosce. Dopo qualche ora in incubatrice, mia figlia è con me e incontra il suo fratellino . Quante volte nei mesi precedenti ho immaginato questo momento mentre lo sentivo parlare con la mia pancia, quante volte ho temuto che questo momento non sarebbe arrivato. 

Nell'attesa della tac, vedendo Elisa che sta benissimo ci illudiamo che non abbia nulla, che le cisti sono davvero scomparse. Le mamme del gruppo di sostegno che ormai non sono solo nomi, ma anche amiche con delicatezza cercano di farci essere realisti, ma a volte si vogliono vedere solo gli aspetti più rassicuranti della realtà. Così il giorno della tac è l'ennesimo brutto giorno. 

Non siamo preparati agli aspetti pratici poco piacevoli, al fatto che Elisa è spossata perché è a digiuno da 12 ore, al liquido di contrasto, e soprattutto non si è mai preparati alla conferma della diagnosi e quindi all'intervento. Puntuale il crollo, ma puntuale arriva la forza di andare avanti. 

L'intervento è fissato per il 27 novembre e io conto i giorni...il 1° dicembre compirò 30 anni e dico tra me che per quella data almeno il brutto dovrebbe essere passato, ma il 26 ci rimandano indietro perché Elisina ha il nasino tappato e dato che non c'è urgenza è meglio aspettare una settimana. 

Mi fisso un'altra data a lungo termine: Natale a casa! Arriva il 3 dicembre, il giorno del ricovero e ritrovo una mamma del gruppo di sostegno, ci facciamo compagnia. In questi mesi ho temuto la notte prima dell'intervento, pensavo che sarebbe stata la più lunga da far passare, la più dura, e invece passa anche quella. Mi sveglio presto, vado a tirarmi il latte, sveglio la cucciola, la prepariamo con tanto amore poi col suo papà aspettiamo che ci chiamino perché Elisa è la seconda. Ci chiamano e l'accompagniamo insieme a Giulia , un'infermiera dolcissima che ha per Elisa e anche per noi mille attenzioni. 

Il prof che la opererà ci dice che ci farà sapere appena cominciano, ma passano 2 ore e non abbiamo ancora notizie. C'è tanta ansia, ma non quanta ne avevamo immaginata. Poi esce l'anestesista :" Abbiamo finito". Noi: "Quindi adesso inizia l'intervento?" e lei "No, abbiamo finito tutto, ma non vi hanno avvisato?" "No" Ma che importa ormai, tutto è finito. Elisa è nata di nuovo. 

La gioia che si prova in quel momento secondo me ripaga di tutto il passato. Mi ero preparata allo shock del post operatorio, a mia figlia gonfia e piena di tubicini, al dolore del drenaggio, ma per fortuna la cisti non era grande e non c'è stato bisogno di niente. Quattro giorni dopo, l'8 dicembre siamo tornati a casa e adesso mentre scrivo Elisa urla a pieni polmoni per richiamare la mia attenzione. 

Se mi guardo indietro non provo più dolore, perché i ricordi brutti rivisti col filtro del tempo ormai, sono solo ricordi. Grazie per i vostri incoraggiamenti e un grosso in bocca al lupo alle mamme e ai bimbi che sono ancora a metà di questa storia.